Gli ospedali  

 

 

A Roma, in epoca remota, non esisteva una vera e propria assistenza per i malati. Le cure venivano praticate nell’ambito della famiglia dal “pater familias”. Già a partire dal III secolo a.C. nacquero luoghi pubblici dedicati all’assistenza ai malati. Una delle prime forme furono i templi o asclepei e le medicatrinae o tabernae mediche, cioè ambulatori annessi alla casa del medico dove si praticavano cure a metà strada tra sacralità e magia che avevano ben poco a che fare con la medicina intesa in senso moderno.

Funzionavano invece come ospedali i valetudinaria, grandi costruzioni per lo più private, non di derivazione greca ma istituzione prettamente romana. Erano presenti presso le grandi aziende agricole, le palestre e soprattutto presso gli accampamenti. Questi ospedali non erano aperti al cittadino comune, ma vi venivano curate solo le persone necessarie al buon funzionamento dello Stato: i servi delle aziende agricole, gli atleti e i militari.

Per avere l’ospedale gratuito e aperto a tutti bisogna aspettare quel cambio di mentalità che si verificò con il cristianesimo. Non a caso, si fanno risalire all’imperatore cristiano Costantino i primi esempi di ricoveri per malati, precursori degli ospedali moderni. Erano chiamati xenodochi. Nell’VIII secolo gli xenodochi accrebbero le proprie disponibilità, tanto che l’assistenza venne estesa anche ad altre fasce di bisognosi, come le vedove e gli orfani. La Chiesa ne riconosceva l’alto valore sociale di carità ed assistenza pubblica e s’impegnò nei vari Concili al loro mantenimento e alla loro diffusione.

La prima testimonianza sul cambiamento del nome risale al 724: in una carta di donazione di beni alla chiesa di San Quirico di Capannoli a Lucca troviamo citato un “ospitale”, e già intorno all’anno Mille si vanno sempre più diradando le notizie relative agli xenodochi, sostituiti ormai ovunque dagli “ospitali”. Tra gli ospedali più antichi di Roma troviamo l’Ospedale Santo Spirito in Sassia (1198) per opera di Innocenzo III, le cui origini però si fanno risalire al 717 d.C. quando ma, re del Wessex, fondò la “schola saxonum”, cioè un albergo, ospizio, ospedale, chiesa e cimitero per accogliere gli Angli e i Sassoni che, dopo l’evangelizzazione da parte di Gregorio Magno, sempre più numerosi venivano a visitare le tombe apostoliche a Roma. Altre “scholae” di questo tipo sorsero un po’ ovunque a Roma: ve ne erano per i Frisoni, i Franchi, i Longobardi, gli Ungari, e perfino per gli Etiopi e gli Armeni, ed erano mantenute dai rispettivi paesi.

L’Ospedale, dopo varie traversie, tra cui un incendio che distrusse completamente l’originario edificio innocenziano, fu completamente ricostruito da Sisto IV tra il 1473 e il 1478. Il modellino (sala Flajani) ben rappresenta la grande aula rettangolare, “la corsia sistina” lunga 123 m, larga 12,50 e alta oltre 13, divisa al centro da un tiburio ottagonale. Lungo la corsia, tra le finestre, sono affrescati episodi della vita di Innocenzo III e di Sisto IV.

Sull’esempio dell’Ospedale Santo Spirito, a partire dalla fine del XII secolo, a Roma ne sorsero molti altri. Nel XIV secolo se ne contano circa 27, alcuni dei quali sono ancora oggi funzionanti come quello di San Giacomo in Augusta, detto degli Incurabili perché ospitava i sifilitici, fondato nel 1339 tra Porta del Porta del Popolo e il Mausoleo di Augusto, e l’Ospedale del Salvatore a San Giovanni in Laterano, Costruito nel 1348, risultante dalla fusione di alcuni piccoli ospedali, fra cui uno molto antico chiamato Sant’Angelo.

Altri, altrettanto importanti nei secoli scorsi, sono stati adibiti ad usi diversi: quello di Santa Maria della Consolazione - fondato nel 1470 ai piedi del Campidoglio e divenuto Arcispedale nel 1505 in seguito alla fusione con altri tre piccoli ospedali (Santa Maria del portico, Santa Maria delle Grazie e Santa Maria della Consolazione) - oggi è sede del Comando dei Vigili Urbani. Di tanti altri è rimasta solo la memoria, come l’Ospedale della SS. Trinità dei pellegrini, situato nei pressi di via Arenula: venne fondato nel 1548 dal prete senese Crescenzio Selva, con l’appoggio di san Filippo Neri, per accogliere i pellegrini.


Il modellino dell'Ospedale Santo Spirito
esposto nella sala Flajani ( XIX secolo)


Ingresso


modellino dell'Ospedale Santo Spirito